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OUTSIDER: VALDOBBIADENE BRUT SANTO STEFANO FINALIZZATO 2015 TRE MAT

OUTSIDER: VALDOBBIADENE BRUT SANTO STEFANO FINALIZZATO 2015 TRE MAT

Se non sono alternativi o controcorrente non li vogliamo per questa rubrica, che con oggi giunge al suo quinto ed ultimo appuntamento. Certo anche una sana dose di indisciplina è ben accetta quando felicemente ispirata da buoni propositi e da madre natura!
 
Il nostro primo incontro con Gianni Bortolin è avvenuto ai primi di giugno nel chiostro dell’Antico Convento di San Francesco a Bagnacavallo, durante l’edizione 2017 di Vinessum: “vignaioli artigiani protagonisti”. Di lui mi colpirono subito gli occhi vispi che ne tratteggiavano uno sguardo lucidamente folle e innocente al contempo, tutto intento a raccontare in modo viscerale il suo territorio e il suo modo di fare vino, non senza una vena di sarcasmo e polemica nei confronti del sistema produttivo globalizzato e di un disciplinare di produzione del Valdobbiadene troppo permissivo.
 
Poi, abbassando i miei di occhi verso le bottiglie esposte sul banchetto di degustazione, ho notato il logo aziendale ‘TRE MAT’ sull’etichetta … immaginare in quel momento di aver in mano un mazzo di tarocchi e di aver estratto dal lato giusto la carta del matto, è stato un passo del tutto logico e consequenziale.
 
Sì, perché questa carta, che rappresenta il ventiduesimo arcano, è priva di numero o al più viene considerata la carta numero zero e, se esaminata frettolosamente, non conta proprio nulla, quindi può stare indifferentemente all’inizio o alla fine del mazzo, un po’ come un jolly.
Ma se ci soffermiamo sopra un attimo, tralasciando la superficialità delle cose, come gli altri 21 Arcani Maggiori dei Tarocchi, la carta del matto ha un profondo significato esoterico, capace di trasmettere nel corso dei secoli l’antica sapienza ermetica originaria dell’Antico Egitto. Se poi si ha la fortuna di pescarla non a rovescio, per non cadere in afflizione o ahimè in stati depressivi acuti, beh, allora il matto dei tarocchi annuncia una serie di novità entusiasmanti, a patto di sapere accettare il cambiamento senza staccarsi con forza dagli schemi precostituiti. Ha un significato positivo nel rappresentare un individuo libero, che sta affrontando qualcosa di nuovo nel suo cammino, riuscendo a evitare i possibili pericoli per merito della sua originalità e dell’innata e propedeutica leggerezza del vivere. Ecco allora lo zero diventare un ‘moltiplicatore universale’: ogni numero moltiplicato per zero è ancora zero, rappresenta l’unità del tutto ed essendo il primo di tutti i numeri inaugura anche un nuovo inizio, favorevole ai cambiamenti, tanto da spingere molti cartomanti a ritenere il gioco brillantemente concluso se venisse estratta per prima dal mazzo.
 
In congiuntura favorevole c’è anche l’aspetto interlocutorio e spesso incompreso dell’intuito e dell’estro - se non di pura genialità - che viene sovente associato all’Arcano Maggiore del Matto, iconicamente raffigurato come un giovane vestito di stracci, forse un vagabondo o un giullare, di certo un viandante girovago, che con un bastone in mano, baciato dal sole, cammina verso l’orlo del baratro. E’ inseguito da un cagnolino in agguato e in apparenza festante che simboleggia l’istinto; introdotto con i tarocchi marsigliesi sarà sempre presente nei mazzi successivi.
 

 
A carte ferme, con più calma e a distanza di tempo, Gianni conferma che il mio intuito aveva fatto centro:i miei avi sono stati produttori e poi conferitori sin dal 1900, come tanti altri contadini dell’epoca. Ho creato questa piccola azienda agricola spinto dalle mie forti convinzioni in merito al vino Prosecco ‘di una volta’, e quando parlo con la maggior parte dei miei colleghi mi rendo conto che per loro conta solo il business, e che della tradizione e del rispetto della vite non gliene importa molto. Sono gli stessi produttori che mi danno del matto nel vedermi fare la spumantizzazione con tre mesi di stoccaggio in autoclave, a far clonare le viti, a vendemmiare a settembre mettendo in autoclave il vino a marzo, andando per questo sul mercato a luglio con un vino ‘già vecchio’, mentre tutti loro ci vanno a dicembre. Per cui consapevole del fatto che i miei competitor mi considerano tre volte matto ho deciso di chiamare l’azienda Tre Mat”.
 
Et voilà, nel 2009 nasce così l'azienda agricola Tre Mat, il cui percorso è stato inaugurato dalla vendemmia 2010 da cui Gianni ha ricavato una manciata di bottiglie.
 
Probabilmente si tratta della più piccola azienda agricola del comune di Valdobbiadene, condotta artigianalmente e con grande dedizione dal “nostro” Gianni Bortolin, con il supporto dell’agronomo Giovanni Pascarella, fedele compagno di viaggio.
Un lungo cammino, non ancora un autonomo dal punto di vista economico, intrapreso con il recupero di un vigneto a Santo Stefano di oltre ottant’anni, condotto con una viticoltura responsabile e a basso impatto ambientale, con trattamenti a base di rame e zolfo e che consente ad oggi una produzione sartoriale del vino che maggiormente ci ha colpito, il Valdobbiadene DOCG “Finalizzato”. Sei mila bottiglie numerate a garanzia di trasparenza e rintracciabilità. Una delle quali stappate per concludere questa rubrica.
 
L’azienda Agricola Tre Mat produce anche due “Col Fondo” ottenuti secondo il metodo ancestrale, Il Terra (solo in formato Magnum) e il Vinel, oggi riservato ad una schiera di amici, ma destinato a fare parlare di sé in futuro.
 
Il contesto ambientale
 


Il vigneto storico di proprietà è collocato in una piccola frazione di Valdobbiadene che porta il nome di Santo Stefano, gode di un’esposizione a sud ed è dislocato a circa 380 m. sul livello del mare, raggiungendo apprezzabili pendenze del terreno, che impongono una potatura e una raccolta delle uve a mano. Racconta ancora Gianni: ‘La grande fortuna che ha reso possibile la nascita dell'azienda "Tre Mat" è che il vigneto storico da cui nasce il Finalizzato si trova in una posizione molto ripida e poco accessibile. Fortunatamente queste condizioni impervie hanno fatto desistere i proprietari che mi hanno preceduto a provocare gli inevitabili danni conseguenti l'utilizzo dei nuovi processi meccanizzati come ad esempio l'estirpazione di ceppi poco produttivi, la predisposizione per l'accesso ai vigneti con i trattori ….....’
 
La formazione geologica del terreno è composta da un primo strato di humus attivo di circa 40 cm posto al di sopra di banchi di roccia calcarea mista a ghiaia con alta componente salina che garantisce mineralità al vino. Per merito del dilavamento dei sali, queste sostanze vengono più facilmente assorbite dall’apparato radicale delle vecchie vigne.
 
VALDOBBIADENE BRUT SANTO STEFANO FINALIZZATO 2015 TRE MAT

Spumante da metodo “charmat lungo”, ottenuto dalla vinificazione di glera (80-85%) e delle altre varietà presenti nel vigneto di provenienza: bianchetta (7-8%), perera (6%) e verdiso (3%).
 
L’uva viene pigiata solo al 60% per ottenere la parte più nobile detta ‘mosto fiore’. Il mosto che ne deriva è denso ed equilibrato e fermenta spontaneamente senza inoculo di lieviti. La vinificazione avviene rispettando il naturale equilibrio del vino che per questo effettua pochissimi travasi e nessuna chiarificazione o centrifugazione. Per la formazione del perlage ha fatto ben 4 mesi di stoccaggio in autoclave di acciaio inox - contro i 28 gg. previsti dal disciplinare - sempre utilizzando solo i lieviti propri del vino, senza cioè ulteriori aggiunte.
 
Il finalizzato è un trionfo per tutti i palati, eclettico e rinfrescante darà il meglio di sé nel degustarlo con la leggerezza che impone la tipologia, con abiti informali e disimpegnati. Io me lo godrei in spiaggia verso il calar del sole.
 
La degustazione: 86/100
 
Profilo sensoriale aperto e solare da annata classica; invitante mostra una maturità sfaccettata con una disponibilità aromatica declinata sui toni dolci di frutti mediterranei e tropicali, come kiwi e frutto della passione, di pregevole purezza ed integrità. Sfumature di confetto e di glicine reciso si alternano a note più decise di bergamotto, con un varietale spurio in sottofondo, dove più che la pera è franca una sensazione di mela tagliata ed esposta all’ossigeno. Il saldo di perera, bianchetta e verdiso che confluiscono nel blend di questo vino, oltre ad aumentarne lo spettro olfattivo, dona anche struttura e solidità gustativa alla beva, ben distesa a centro palato e mai banale. La carbonica è delicata e carezzevole, sufficientemente cremosa e perfettamente fusa con a una viva sapidità e un’acidità segnata da note agrumate di cedro a sostegno di una discreta scia salina in chiusura di bocca. Con qualche grammo di zuccheri in meno la bottiglia sarebbe finita anche più velocemente. Un vino sincero e appagante e dalle buone potenzialità, ancora in parte da disvelare …come per un arcano maggiore!
 
Annata: 2015
Vitigni: glera 80-85 %, restante saldo di perera, bianchetta e verdiso
Impianto: a Doppio capovolto Valdobbiadenese
Affinamento: 120 gg di stoccaggio in autoclave di acciaio inox con rifermentazione a 14° di   temperatura
Refrigerazione: temperatura – 1° per 15 gg.
Filtrazione : separazione dei lieviti tramite una filtrazione delicata del tipo a cartuccia o membrana
Acidità finale: 5.5 g/l
Zucchero residuo:  5.25 g/l
Anidride solforosa totale: 80 mg/l (su 235 mg/l massimo consentito dal disciplinare)  
 
REGIONE: VENETO
PRODUTTORE: TRE MAT
DENOMINAZIONE: VALDOBBIADENE
NOME: SANTO STEFANO FINALIZZATO
ANNO: 2015
PREZZO ONLINE: € 18